sabato 19 maggio 2012

Il male e il malvagio secondo Magdalena


"Senti, Elìas, forse tu puoi capirmi perché sei indio e sai cosa si prova con la discriminazione e il razzismo. Non so, c'è in giro una specie di odio per tutto quello che è diverso. Un odio che senti quando ti guardano male, ti prendono in giro, fanno battute o ti umiliano e ti insultano. Qualcosa che in certi casi arriva a uccidere. Alcune, o alcuni, di noi, sono già stati assassinati. A volte si viene a sapere, altre volte no. E non mi riferisco al fatto che si viene ammazzate in una rapina o in un sequestro. No, ci ammazzano solo perché gli dà fastidio la nostra diversità. E per giunta, se succede qualcosa di male, essendo quello che siamo, sospettano subito di noi. Perché quelli pensano che la nostra diversità non è naturale, ma è una perversione, una depravazione. Come se le nostre preferenze sessuali fossero il prodotto di una mente criminale, un tratto delinquenziale... o animalesco, perché un vescovo ha detto che siamo scarafaggi. Non so, ma il fatto è che se uno, o una, è omosessuale, lesbica o transessuale o lavoratrice del sesso, è il primo o la prima a venire sospettata di qualsiasi cosa. Allora una, o uno, deve nascondere la propria diversità o relegarla in un vicolo buio. E perché dobbiamo nascondere ciò che siamo? Lavoriamo come chiunque altro, amiamo e odiamo come tutti, sogniamo, abbiamo virtù e difetti simili agli altri, cioè siamo uguali ma diversi. E invece no, per quelli là non siamo normali, siamo fenomeni orrendi, degenerati da eliminare dalla faccia della terra. E non chiedermi chi sono quelli là, perché non te lo saprei dire bene. Quelli. Tutti. Persino coloro che si dicono progressisti, democratici e di sinistra. Hai visto che dopo gli omicidi di Digna Ochoa e di Pavel Gonzalez le autorità hanno detto che lei era lesbica e lui omosessuale, come se fosse un buon motivo per non fare giustizia. E siccome erano così, allora si sono depressi e quindi suicidati, meglio per tutti. Che schifo. Altro che città della speranza, cazzo. Si, perché se succede qualcosa di brutto a gente come noi, dicono che ce lo siamo meritato, qualche motivo ci sarà stato e cose del genere. E poi, non si usano riferimenti omosessuali per insultare qualcuno? Puto, marimacha, mampo, mariposòn... Be', ma cosa ti sto a raccontare, a te, che "indio" viene ancora usato come insulto in questo paese che è stato costruito dagli indigeni e si regge sulle loro spalle. Chi sono quelli là? Be', tutti. E nessuno. E' una specie di ambiente. Qualcosa che sta nell'aria. E poi sono anche ipocriti, perché gli stessi che di giorno ci insultano e perseguitano, la notte vengono a cercarci "per capire cosa si prova" o perchè il loro corpo confessi ciò che la testa rifiuta, cioè che sono come noi. E' vero che a volte siamo aggressivi, ma è per difenderci. Se non ti danno tregua, a furia di subire è ovvio che quando si avvicina qualcuno pensi che voglia farti del male. La stessa repulsione che suscitiamo negli altri la usiamo per proteggerci. Ma perché deve essere così? Vorrei che fosse vero quello che mi hai detto, che potrei farmi operare e il mio corpo fosse ciò che sono io, e magari sposarmi, e avere dei figli. Ma a loro, ai miei figli, non mentirei, su quello che ero. E non vorrei che si vergognassero di me. Certo, molte cose sono cambiate, l'omosessualità non viene perseguitata, ma questo vale lassù, negli strati alti, tra i ricchi, tra la gente di prestigio. Perché qua sotto siamo fottuti come prima. Il male è l'incapacità della gente di comprendere la diversità, perché comprendere equivale a rispettare. E poi perseguitano ciò che non capiscono. Il male, papà Elìas, è l'incomprensione, la discriminazione, l'intolleranza. E si trova ovunque. O da nessuna parte..."

(tratto da "Morti scomodi" del Subcomandante Marcos e Paco Ignacio Taibo II)

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