È notte mentre scrivo, che poi sarebbe meglio dire che è notte, qui in Italia,
mentre scrivo. Perché mentre io scrivo, in Messico, per esempio, nello stato
del Chiapas, nella Selva Lacandona non sono neanche le otto di sera. Invece qui
è notte. Generalmente scrivo di notte, perché riesco a trovare quella
concentrazione e profondità che solo la notte riesce a donarmi. Ed è forse dalla
notte che dobbiamo partire, dalla notte che è calata piano piano sul nostro
paesino chiamato Italia. Una notte che non vuole finire, ma anzi sembra farsi
più scura perché sono in tanti ad aver paura di sapere cosa si vede sotto la
luce del sole. Così continua la grande giostra della giornata della memoria,
fatta di simbolismi, di cerimonie, di Borsellino diceva… di Borsellino avrebbe
detto, avrebbe fatto… di Borsellino non è morto, perché vive… Vive, si. Vive nel
ricordo di un giorno, che poi è sempre il suo anniversario di morte. E così in quel
giorno, ed in un qualche altro giorno in cui si celebra la morte di un qualche altro morto
ammazzato, torna a noi tutti in mente che la MAFIA uccide senza pietà,
schiavizza il più debole, strangola con tutta la sua forza, estorce con violenza,
s’impone con prepotenza ed umilia con arroganza. E nel frattempo lo STATO...
ringrazia. Ringrazia lo Stato. Ringrazia la mafia, come cliente fidato, perché non esiste uno migliore
per fare affari. Ringrazia la metodologia mafiosa, perché una bomba qua e là, qualche
volta attira l’attenzione dei sudditi (oggi chiamati cittadini perché fa molto
più democratico) e fa crescere una sorta di paura misto ad un grande senso
patriottico, che porta dritto all’inno con la mano sul cuore mentre con l’altra
si agita il tricolore. Ringrazia lo STATO, ringrazia ed offre caffè corretti
alla stricnina, massaggi gratuiti in salsa tonfa, canzoni di un glorioso
passato a tenere il braccio teso e la mano aperta, treni in orario e leggi più
giuste. Perché se la MAFIA è una montagna di merda, lo STATO detiene sempre il
monopolio.
In Altre Parole: un giorno forse riusciremo ad andare oltre
l'indottrinamento, col quale siamo cresciuti, e capire che essere contro la
mafia non significa tifare per lo Stato.
“Lo Stato è come la religione, vale se la gente ci crede ” Errico Malatesta