giovedì 21 luglio 2011

Questa cultura sa di morte!


Per ricordare cosa è accaduto dieci anni fa a Genova, tra il 19 e il 22 luglio 2001, ossia per l’appuntamento del G8, dove i Presidenti dei principali Paesi industrializzati del mondo si incontravano e chiacchieravano dentro un palazzo, circondato da barricate e protetto da cecchini, per decidere le sorti della popolazione mondiale, senza dare ascolto alle manifestazioni di disapprovazione, della stessa popolazione mondiale, che girava per le strade della città, vi invito a guardare questo documentario: Fare un golpe e farla franca.

Inoltre aggiungo, anche se forse interesserà a pochi (e per questo me ne rammaricherò), che difficilmente costruiremo una società più giusta, più ricca e più egualitaria se continueremo ad alimentare ed osannare l’accumulazione (di capitali, beni, denaro, ecc.) invece di attuare la condivisione delle risorse ed il rispetto dell’essere umano in quanto tale.

Raccontare, documentare e commentare le continue violenze tra manifestanti e poliziotti è doveroso e giusto, ma a mio avviso non ci aiuta a capire fino in fondo lo stato delle cose. È per questo che vorrei portare la riflessione su un altro livello.

Dopo i fatti di Genova, io non odio il poliziotto o la poliziotta perché sono poliziotti.

Dopo i fatti di Genova, io non odio i black block perché sono black block.

Dopo i fatti di Genova, io odio il modello di violenza legale ed illegale che questo sistema socioeconomico provoca ed alimenta.

Lo spiega benissimo Massimo Cundari quando scrive:

“Non mi piace la cultura di potere del benestante accaparratore consumista e borghese; non mi piace l’affarista imprenditore senza scrupoli che agisce da falco strumentalizzando “tecnicamente” chiunque gli capiti a tiro; non mi piace l’accumulo di capitale che sovrasta l’essere e annulla l’identità umana. Questa è una società ancora basata sulle modalità ferine dell’eliminazione del debole da parte del più “attrezzato” per colpire; questa è una società della sopraffazione che con le sue immagini che esaltano la prepotente esteriorità del vincitore, vuole convincere a tutti i costi che il progresso e l’emancipazione sociale dipendono esclusivamente da un necessario conflitto senza regole pur di ottenere, a scapito della vita altrui, più consumo e più denaro. Questa cultura sa di morte! Ed ecco che il malessere della psiche si fa avanti, l’anima si frantuma e l’alienazione come perdita dei fondamentali valori umani cui riferirsi, sopravanza”.


Un altro documentario da vedere è la puntata di Blu Notte, andata in onda venerdì 22 luglio 2011 alle 23.50: GENOVA 2001: G8


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