mercoledì 26 gennaio 2011

Il vecchio imbellettato

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Vedo un vecchio signore, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutto goffamente imbellettato e parato d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quel vecchio signore è il contrario di ciò che un vecchio rispettabile signore dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quel vecchio signore non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parato così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore delle ragazze molto più giovani di lui, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e il ridicolo.


Luigi Pirandello, ai giorni nostri...


In Altre Parole: "I'm italian and Prime Minister Silvio Berlusconi is NOT speaking in my name..."



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Oggi voglio ricordare: Cataldo Tandoy e Antonio Damanti


Fu il primo delitto eccelente in una provincia, fino ad allora, non aveva ancora alzato il tiro verso esponenti delle istituzioni.
Il commissario di polizia Cataldo Tandoy, 47 anni, era stato appena trasferito da Agrigento a Roma ed era tornato nella città dei templi per organizzare il trasloco. Un killer della mafia lo uccise sparandogli in testa mentre il poliziotto passeggiava in compagnia della moglie Leila Motta nel centralissimo viale della Vittoria di Agrigento. Una pallottola colpì a morte anche uno studente che passava per caso, Antonio Damanti, 17 anni. Era il 30 marzo 1960.

Fonte: La Strage degli Eroi





lunedì 24 gennaio 2011


Nessuna stima per chi favoreggia la mafia



Totò Cuffaro è in galera... non so se dei 7 anni di condanna, per favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto istruttorio, ne sconterà di meno o di più (visto che c'è un altro processo in corso, dove per Cuffaro si chiedono altri 10 anni di reclusione).
Un fatto è certo: Cuffaro va in carcere perchè ha commesso dei reati.
Non sono assolutamente d'accordo con tutti quelli che in queste ore hanno incensato Tòtò Cuffaro con parole di stima ed onore... io non riesco a provare neanche un briciolo di stima per una persona che ha favorito Cosa Nostra. Parliamo della stessa Cosa Nostra che ha ucciso migliaia di persone, in Sicilia e nel resto d'Italia, e che sfrutta e mortifica quotidianamente le persone oneste della mia terra.

In Altre Parole: "Nessuna stima per chi favoreggia la mafia..."


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Oggi voglio ricordare: Giuseppina Savoca

Donna uccisa dalla mafia nel 1959.




domenica 16 gennaio 2011


Marijuana






La marijuana può essere ricavata sia dalla Cannabis indica sia dalla Cannabis sativa, sia da varietà ibride in varie proporzioni di queste due specie. La marijuana è ricavata dalle infiorescenza femminili essiccate.

In passato la coltivazione agricola della canapa era comune nelle zone mediterranee e centro europee. Anzitutto perché questa pianta cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), inoltre perché vi era una forte richiesta di piante così polivalenti e a buon mercato, infatti la canapa era utile per produrre sostanze "oleose" (per l'illuminazione), "fibrose" (fibre tessili, carta, corda) e di mangime per il bestiame produttivo.

Durante i secoli del trionfo della vela e delle grandi conquiste marittime europee, la domanda di tele e cordami assicurò la straordinaria ricchezza dei comprensori, che rifornivano le canape di qualità migliori per l'armamento navale. In Italia eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara. In queste zone ancora oggi sono visibili nella campagna i cosiddetti "maceri", piccoli laghetti artificiali utilizzati per mantenere immersi in acqua, i tronchi leggeri della canapa raccolti in "fascine", posti sotto il peso di grossi sassi arrotondati, che solitamente venivano conservati ai bordi del macero. Dopo alcuni giorni le fibre esterne al tronco venivano staccate con facilità, recuperate e mandate ai filatoi. I resti secchi degli stessi tronchi decorticati venivano usati poi come combustibile povero (in dialetto ferrarese questi tronchi fragili e leggeri, ridotti in pezzetti, venivano chiamati stich).

La vitalità dell'economia canapicola felsinea è testimoniata dal maggior agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara. Questi, con una lunga e accurata descrizione, ci tramanda la tecnica colturale della canapa. Grazie alla qualità delle sue canape l'Italia divenne il secondo produttore mondiale ed assurse a primo fornitore della marina britannica.

Il tramonto della produzione canapiera iniziò con la diffusione delle prime navi a carbone, e fu, per le province canapicole, una lenta agonia, che si protrasse lungo un secolo, costringendo alla ristrutturazione di tutte le rotazioni agrarie.

Dopo la colonizzazione britannica dell'India e la rivoluzione agricola negli stati del sud degli USA, si ebbe un ulteriore calo di produzione della canapa, perché i tessili di cotone e juta avevano prezzi molto concorrenziali rispetto alle altre fibre. Il successivo uso del petrolio fece poi calare i prezzi dei combustibili per l'illuminazione. Dopo la prima guerra mondiale, si ebbe un ulteriore calo di produzione, quando le corde ottenute da sostanze sintetiche sostituirono pian piano le corde di canapa e si sviluppò la tecnica per produrre la carta dal legno.

Secondo alcuni giornalisti specializzati la proclamazione di leggi proibizionistiche nei confronti della cannabis negli Stati Uniti prima della seconda guerra mondiale è stata provocata dalla concorrenza tra la nascente industria petrolifera e la consolidata usanza dell'epoca di usare l'olio di questa pianta come combustibile per i motori Diesel, dalla concorrenza tra la nascente industria cartiera e la consolidata usanza dell'epoca di usare la fibra di questa pianta per la produzione di carta, e dalla concorrenza tra la nascente industria tessile basata sulle fibre sintetiche sia per la produzione di cordami che di tessuti.

Durante la seconda guerra mondiale, la produzione mediterranea ritornò per un breve periodo ad aumentare velocemente, perché l'isolamento commerciale indotto dal conflitto, fece si che tornassero convenienti le produzioni di fibre tessili e gli oli sativi della canapa. Esisteva inoltre l'esigenza di materie prime contenenti cellulosa da cui poter ricavare esplosivi, passando attraverso la nitrocellulosa.

Il vero colpo di grazia per la coltivazione della canapa si ebbe in seguito del Marijuana Tax Act datato 1937 dove la si mise al bando negli USA e poi di riflesso in gran parte del resto del mondo. La famosa casa editoriale/cartaria Hearst, la maggior sostenitrice tramite i suoi quotidiani della campagna anti cannabis, aveva appena effettuato enormi investimenti sulla carta da albero.

Contemporaneamente la DuPont brevettò il Nylon. Secondo alcuni studiosi tutte queste non furono semplici coincidenze. Al riguardo, l'americano Jack Herer pubblicò il best seller "The Emperor wears no clothes".

In Italia la coltivazione industriale è consentita dietro speciale permesso, limitato a varietà di canapa certificata, appositamente selezionate per avere un contenuto trascurabile di THC, che ne costituisce il principio attivo farmacologico e psicotropo.

La legge Fini-Giovanardi stabilisce che la coltivazione non autorizzata di canapa è punibile con 6-20 anni di reclusione, o con 1-6 anni di reclusione nel caso che il giudice riconosca nel caso specifico un fatto di lieve entità.

Al di là delle accese discussioni e controversie sociali e politiche sull'uso della canapa come stupefacente, va considerato che essa è stata per migliaia di anni un'importante pianta medicinale.

Negli ultimi anni si è accumulato un notevole volume di ricerca sulle attività farmacologiche della cannabis e sulle possibili applicazioni. Il più noto studioso e promotore dell'uso terapeutico della Cannabis e della sua decriminalizzazione è il Professor Lester Grinspoon Psichiatra e Professore emerito dell'Università di Harvard.

In Italia studi approfonditi sui suoi effetti sono stati effettuati dal Professor Gian Luigi Gessa docente di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze all'Università di Cagliari.

Le possibili indicazioni terapeutiche

  • Effetti stabiliti da studi clinici contro: nausea e vomito, anoressia e cachessia, spasticità, condizioni dolorose (in particolare dolore neurogeno)
  • Effetti relativamente ben confermati contro: disordini del movimento, asma e glaucoma
  • Effetti meno confermati contro: allergie, infiammazioni, infezioni, epilessia, depressione, disordini bipolari, ansia, dipendenza, sindrome d'astinenza
  • Effetti allo stadio di ricerca contro: malattie autoimmuni, cancro, neuroprotezione, febbre, disordini della pressione arteriosa.

In un articolo, apparso nell'edizione del 3 aprile del 2009, del Corriere della Sera, riportava i risultati di uno studio condotto all'Universita' Complutense di Madrid dove l'equipe ha dimostrato che il principio attivo contenuto nella marijuana, il cosiddetto THC, potrebbe avere effetti antitumorali. I ricercatori hanno iniettato una dose quotidiana di THC in topi di laboratorio nei quali erano stati sviluppati tumori ed hanno constatato un processo di autodistruzione per autofagia delle cellule cancerogene. La somministrazione di THC, secondo l'equipe responsabile dello studio, guidata dal professor Guillermo Velasco, ha ridotto di oltre l'80% la crescita dei tumori derivati da vari tipi di cellula. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nell'edizione di aprile del 2009 del Journal of Clinical Investigation. Un esperimento clinico, con iniezioni intracraniche di THC per 26 - 30 giorni, condotto dall'equipe di Velasco su due pazienti colpiti da un tumore aggressivo al cervello ha mostrato un processo di morte delle cellule.

Un riscontro di tali proprietà sembrerebbe essere l'esperienza del canadese Rick Simpson che, come si vede nel video su YouTube (La marijuna combatte il cancro), mostra le presunte capacità terapeutiche del suo "olio di canapa" (Hemp Oil) nel trattamento dei tumori.

Fonte: Wikipedia



In Altre Parole: "Perchè non provare a regolamentare, anzichè proibire, la coltivazione e l'uso della marijuana?... La toglieremmo dalle mani delle mafie..."

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Oggi voglio ricordare: Vincenzo Savoca

Uomo ucciso dalla mafia nel 1958.




venerdì 14 gennaio 2011

Diritto ad essere informati…


Dopo la proiezione pubblica del mio film-documentario “Quale futuro per Enna”, tenutasi il 4 gennaio 2011 presso la Galleria Civica di Enna, si è aperto un interessante dibattito sul fatto che non è stato scritto nulla, sull’evento e sul film, nei giornali (online e su carta stampata, locali e regionali)… In altre parole: censura.

Questo dibattito si è avviato grazie alla lettera aperta scritta da Carmelo Albanese, ed inviata a varie redazioni giornalistiche. Ringrazio Carmelo ed invito tutti quanti a leggere quello che ha scritto sul suo blog (Insorgenze d’alta quota), e non tralasciate i relativi commenti che ci sono stati.

Dopo la lettera di Carmelo (del 9 gennaio 2011), solo ieri (13 gennaio 2011) è stato pubblicato un articolo, che parla della proiezione del 4 gennaio 2011, sul giornale La Sicilia… sono convinto che senza la lettera di Carmelo e senza il resoconto (leggete anche qui i commenti), non si sarebbe scritto proprio nulla sui giornali (così come si continua a far finta di niente nelle testate d’informazione locale)…

Ringrazio ancora una volta Carmelo, per l’interesse dimostrato nei confronti del mio lavoro e soprattutto per la spinta di responsabilità che si è assunto, ed ha dimostrato, nell’informare i cittadini sul fatto che molto spesso un loro diritto viene violato… parlo del diritto ad essere informati.

Detto questo, un’osservazione, che ritengo giusta fare, è il fatto che si continua a sorvolare sui contenuti del film: Parco Urbano, Università, Gestione dell’Acqua, Gestione dei Rifiuti e mafia...

Ed è proprio su questi temi che io vorrei far accendere gli animi dei cittadini… ma non posso farlo se prima non metto online il film.

Così, sono costretto a rinviare il dibattito per un po’… e non perché voglio prendere tempo, ma perché voglio solamente dare la possibilità, a chi non ha ancora visto il film (e sono tanti), di analizzare le tematiche ed esprimere un’opinione con la propria testa…

Chiedo a tutti quanti di avere un po' di pazienza ed aspettare la pubblicazione del film sul web…


In Altre Parole, citando Francois de La Rochefoucauld: “L'attesa attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi…”

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Oggi voglio ricordare: Antonino Pollàri


Ragazzo ucciso dalla mafia, nella stessa sparatoria in cui morì Pasquale Almerico, il 25 marzo 1957 a Palermo.

giovedì 13 gennaio 2011

Meglio tardi che mai


Direttamente dallo scanner di casa mia (ad Enna), mi è stato inviato ed è arrivato (qui a Torino), l'articolo di oggi (13 gennaio 2011) del giornale La Sicilia, sulla proiezione del 04 gennaio 2011. Riscrivo sotto l'articolo.

"Quale futuro per Enna", chissà quante volte gli ennesi hanno sentito o ripetuto questa frase vivendo o assistendo a tutta una serie di vicende che hanno scritto la storia di Enna almeno negli ultimi dieci anni. E questa stessa frase ha ispirato il giovane Enzo Monaco autore di un video documentario che ha avuto come fonte d'ispirazione tematiche spesso scottanti come, ad esempio, la gestione dei rifiuti, l'università Kore, l'acqua ed il Parco Urbano. "Da due anni - spiega Enzo Monaco - lavoro cercando di fare informazione nel mio piccolo e la realizzazione del video-documentario "Quale futuro per Enna" vuole mettere in risalto alcune cose che non si sapevano o altre che si sapevano, ma ripeterle giova" dice Monaco che ha poi spiegato la volontà di stimolare le persone e soprattutto i giovani per dare un segno di ripresa. Per realizzare il video-documentario, proiettato alla Galleria Civica davvero gremita, Enzo Monaco - studente in Scienze Politiche a Torino - ha impiegato quasi sei mesi, i primi passi sono stati mossi lo scorso agosto quando ha avviato una serie di interviste a politici, dirigenti e gente comune al fine di capire cosa gira intorno alle vicende trattate e cosa può portare il futuro ad Enna. A collaborare con il giovane ennese, l'associazione culturale "Terra Matta". Ma c'è una cosa che Monaco si sarebbe aspettato dai presenti: "Avrei gradito maggiori domande e avviare un dibattito a dimostrazione del fatto che c'è voglia di sapere e confrontarsi". Dopo il successo di questo video documentario Enzo Monaco non ha in cantiere un altro lavoro del genere, ma - assicura - continuerà a curare il suo blog enzomonkeyinaltreparole.blogspot.com.

William Savoca, giornale "La Sicilia", 13 gennaio 2011


Aggiungo che il prima possibile metterò il film "Quale futuro per Enna" online, di modo che si possa vedere in streaming e scaricare gratuitamente...
Mi serve un po' di tempo per realizzare il sito web, migliorare la qualità audio e video... e poi voglio ricordare, a me stesso, che ho degli esami universitari da sostenere...

In Altre Parole: "Meglio tardi che mai..."


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Oggi voglio ricordare: Pasquale Almerico

Uomo, e politico italiano, ucciso dalla mafia il 25 marzo 1957 a Palermo.

Pasquale Almerico nacque a Camporeale il 12 luglio 1914. Divenne maestro elementare conseguendo a Monreale l’abilitazione magistrale. Si iscrisse all’università alla facoltà di legge con ottimi risultati, ma abbandonò gli studi preso dall'impegno politico.

Per un po' di tempo scrisse per il Giornale di Sicilia. Svolse il servizio militare e venne congedato nel 1936 con il grado di sottotenente di fanteria. Insegnò nella scuola elementare di Camporeale e fu nominato responsabile della mensa scolastica.

Grazie al giovane parroco don Vincenzo Ferranti e ad alcuni cattolici impegnati politicamente, tra i quali il giovane Pasquale Almerico, fu creata la sezione del partito della Democrazia Cristiana di Camporeale. Un nemico pericoloso si rivelò immediatamente il capo mafia di Camporeale Vanni Sacco che nella notte del 26 maggio 1946 ordinò ai suoi sgherri di intimidire con alcune scariche di mitra Don Vincenzo. Quest'ultimo si rifugiò presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale, ma dopo alcuni giorni mons. Filippi (che era intimo di Vanni Sacco) gli consigliò di ritornare a Camporeale.

Almerico venne eletto sindaco il 25 maggio 1952. Nel marzo 1955 Almerico fu costretto a dimettersi dalla carica di sindaco, ma la sua attività politica continuò come segretario della sezione della Democrazia Cristiana di Camporeale.

Pasquale Almerico fu assassinato il 25 marzo 1957 a Camporeale, in via Minghetti, da cinque uomini a cavallo armati di mitra. Anche un giovane passante, Antonio Pollari, rimase ucciso.

La prima commissione antimafia arrivò alla conclusione che a decidere la sua condanna a morte fu il potente capomafia di Camporeale "don" Vanni Sacco, che era implicato anche nell'assassinio del segretario della Camera del Lavoro, Calogero Cangelosi. Almerico aveva infatti osato rifiutare la tessera della Democrazia Cristiana al boss Vanni Sacco, che aveva deciso di lasciare il partito liberale di Vittorio Emanuele Orlando per esercitare il suo influsso su quello scudocrociato, insieme ad altri trecento mafiosi del paese.

Dopo il suo rifiuto, Almerico cominciò ad essere minacciato. Decise quindi di scrivere al segretario della DC siciliana, Nino Gullotti, e informò anche uno dei proconsoli fanfaniani a Palermo, Giovanni Gioia. Almerico denunciò il fatto che la DC di Camporeale rischiava di essere conquistata dalla mafia e il pericolo di vita che correva lui stesso, ma i dirigenti del partito non condivisero la sua posizione e lo invitarono a lasciare l’incarico di segretario della Democrazia Cristiana.

Giovanni Gioia replicò che "Il partito ha bisogno di gente con cui coalizzarsi, ha bisogno di uomini nuovi, non si possono ostacolare certi tentativi di compromesso".

Scrisse Pio La Torre nel 1976 nella relazione di minoranza della Commissione Antimafia: "L'onorevole Gioia non batté ciglio e proseguì imperterrito nell'opera di assorbimento delle cosche mafiose nella DC".

Vanni Sacco venne accolto con tutti gli onori nel partito dello scudo crociato. Accusato dell'omicidio, fu poi assolto per insufficienza di prove, per morire nel suo letto il 4 aprile 1960.

FONTE: Wikipedia