domenica 9 gennaio 2011




Il problema di Enna è il traffico...



Nel film Jhonny Stecchino, lo Zio (Paolo Bonacelli) diceva a Dante (Roberto Benigni): "Il problema di Palermo è il traffico... troppe macchine...". Naturalmente, con quella affermazione si alludeva al traffico mafioso di droga, di tangenti, di appalti truccati e di riciclo di denaro sporco... mentre ad Enna, secondo l'opinione pubblica, il traffico, ed in questo caso mi riferisco alle auto, è percepito come una piaga reale e quasi irrisolvibile. Così, le amministrazioni pubbliche tentano di sistemare la questione mediante varie magie, ma invece di uscire dal cilindro un coniglio bianco, tirano fuori dei topi di laboratorio un po' bruttini... e nello scontento generale di chi assiste allo spettacolo, si va avanti sempre e comunque con la stessa storia, ossia: gli spettatori pagano il biglietto e si lamentano quotidianamente per i risultati, mentre gli amministratori fanno spallucce e rinviano al prossimo spettacolo con un "domani andrà meglio". Bene... anzi, male.
Secondo il mio modesto parere, il traffico automobilistico ennese non è frutto della sola incompetenza amministrativa, c'è di più...
Capiamoci... ad Enna, non bisogna costruire parcheggi o scale mobili... costano troppo, servono a poco ed incrementano un altro genere di "traffico"...
Al contrario, bisognerebbe iniziare a non utilizzare la macchina per fare 100 metri e privilegiare, per gli spostamenti urbani, udite... udite... I MEZZI PUBBLICI...
Si... Esistono in tutte le città del mondo, e si usano moltissimo...
Quindi, se gli amministratori iniziano a studiare delle "politiche serie" per incentivare l'utilizzo del mezzo pubblico, che devono essere accompagnate da un miglioramento del servizio e da un decremento del costo del biglietto, allora risolviamo una parte del problema... l'altro 50% del problema traffico ennese, alberga nel cervello dell'ennese. E mi spiego... l'ennese sa benissimo cos'è il mezzo pubblico e lo usa tantissimo in città come: Roma, Milano, Torino, eccetera... solo che ad Enna, chi usa l'autobus è uno SFIGATO...

In Altre Parole:"Bisognerebbe mettere l'ennese nella condizione adeguata (e questo è compito dell'amministrazione pubblica), per superare questo status traumatico, nel quale "chi usa il mezzo pubblico = soggetto sfigato"... e se il tutto non viene recepito dal cervello dell'ennese, allora si può sempre provare una terapia psicologica di gruppo, con sedute di quartiere..."

_____________________________________

Oggi voglio ricordare: Salvatore Carnevale




Bracciante e sindacalista socialista di Sciara (PA), il 16 maggio 1955 venne assassinato all'alba mentre si recava a lavorare in una cava di pietra gestita dall'impresa Lambertini. I killer lo uccisero mentre percorreva la mulattiera di contrada Cozze secche, aveva 31 anni.

Carnevale aveva dato molto fastidio ai proprietari terrieri per difendere i diritti dei braccianti agricoli: era infatti molto attivo politicamente nel sindacato e nel movimento contadino. Nel 1951 aveva fondato la sezione del Partito Socialista Italiano di Sciara ed aveva organizzato la Camera del lavoro. Nel 1952 aveva rivendicato per i contadini la ripartizione dei prodotti agricoli ed era riuscito ad accordarsi con la principessa Notarbartolo. Nell'ottobre 1951 aveva organizzato i contadini nell'occupazione simbolica delle terre di contrada Giardinaccio della principessa. Carnevale per questo fu arrestato e uscito dal carcere si trasferì per due anni a Montevarchi in Toscana, dove scoprì una cultura dei diritti dei lavoratori più forte e radicata.

Nell'agosto 1954 tornò in Sicilia, dove cercò di trasferire nella lotta contadina le sue esperienze settentrionali. Fu nominato segretario della Lega dei lavoratori edili di Sciara. Tre giorni prima di essere assassinato era riuscito ad ottenere le paghe arretrate dei suoi compagni e il rispetto della giornata lavorativa di otto ore.

Del suo omicidio vennero accusati Giorgio Panzeca, Antonio Mangiafridda e Luigi Tardibuono, il soprastante della principessa Notarbartolo. Alla fine del processo di 1º grado svoltosi a Santa Maria Capua Vetere nel 1960 i tre imputati vennero condannati all'ergastolo. Nel collegio di difesa compariva anche Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica. La parte civile comprendeva l'avvocato Nino Sorgi (che molte volte difese il quotidiano L'Ora da querele di politici collusi con la mafia). In appello e in Cassazione il verdetto fu ribaltato e i tre imputati furono assolti.

Fonte: Wikipedia


Nessun commento:

Posta un commento