giovedì 13 gennaio 2011

Meglio tardi che mai


Direttamente dallo scanner di casa mia (ad Enna), mi è stato inviato ed è arrivato (qui a Torino), l'articolo di oggi (13 gennaio 2011) del giornale La Sicilia, sulla proiezione del 04 gennaio 2011. Riscrivo sotto l'articolo.

"Quale futuro per Enna", chissà quante volte gli ennesi hanno sentito o ripetuto questa frase vivendo o assistendo a tutta una serie di vicende che hanno scritto la storia di Enna almeno negli ultimi dieci anni. E questa stessa frase ha ispirato il giovane Enzo Monaco autore di un video documentario che ha avuto come fonte d'ispirazione tematiche spesso scottanti come, ad esempio, la gestione dei rifiuti, l'università Kore, l'acqua ed il Parco Urbano. "Da due anni - spiega Enzo Monaco - lavoro cercando di fare informazione nel mio piccolo e la realizzazione del video-documentario "Quale futuro per Enna" vuole mettere in risalto alcune cose che non si sapevano o altre che si sapevano, ma ripeterle giova" dice Monaco che ha poi spiegato la volontà di stimolare le persone e soprattutto i giovani per dare un segno di ripresa. Per realizzare il video-documentario, proiettato alla Galleria Civica davvero gremita, Enzo Monaco - studente in Scienze Politiche a Torino - ha impiegato quasi sei mesi, i primi passi sono stati mossi lo scorso agosto quando ha avviato una serie di interviste a politici, dirigenti e gente comune al fine di capire cosa gira intorno alle vicende trattate e cosa può portare il futuro ad Enna. A collaborare con il giovane ennese, l'associazione culturale "Terra Matta". Ma c'è una cosa che Monaco si sarebbe aspettato dai presenti: "Avrei gradito maggiori domande e avviare un dibattito a dimostrazione del fatto che c'è voglia di sapere e confrontarsi". Dopo il successo di questo video documentario Enzo Monaco non ha in cantiere un altro lavoro del genere, ma - assicura - continuerà a curare il suo blog enzomonkeyinaltreparole.blogspot.com.

William Savoca, giornale "La Sicilia", 13 gennaio 2011


Aggiungo che il prima possibile metterò il film "Quale futuro per Enna" online, di modo che si possa vedere in streaming e scaricare gratuitamente...
Mi serve un po' di tempo per realizzare il sito web, migliorare la qualità audio e video... e poi voglio ricordare, a me stesso, che ho degli esami universitari da sostenere...

In Altre Parole: "Meglio tardi che mai..."


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Oggi voglio ricordare: Pasquale Almerico

Uomo, e politico italiano, ucciso dalla mafia il 25 marzo 1957 a Palermo.

Pasquale Almerico nacque a Camporeale il 12 luglio 1914. Divenne maestro elementare conseguendo a Monreale l’abilitazione magistrale. Si iscrisse all’università alla facoltà di legge con ottimi risultati, ma abbandonò gli studi preso dall'impegno politico.

Per un po' di tempo scrisse per il Giornale di Sicilia. Svolse il servizio militare e venne congedato nel 1936 con il grado di sottotenente di fanteria. Insegnò nella scuola elementare di Camporeale e fu nominato responsabile della mensa scolastica.

Grazie al giovane parroco don Vincenzo Ferranti e ad alcuni cattolici impegnati politicamente, tra i quali il giovane Pasquale Almerico, fu creata la sezione del partito della Democrazia Cristiana di Camporeale. Un nemico pericoloso si rivelò immediatamente il capo mafia di Camporeale Vanni Sacco che nella notte del 26 maggio 1946 ordinò ai suoi sgherri di intimidire con alcune scariche di mitra Don Vincenzo. Quest'ultimo si rifugiò presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale, ma dopo alcuni giorni mons. Filippi (che era intimo di Vanni Sacco) gli consigliò di ritornare a Camporeale.

Almerico venne eletto sindaco il 25 maggio 1952. Nel marzo 1955 Almerico fu costretto a dimettersi dalla carica di sindaco, ma la sua attività politica continuò come segretario della sezione della Democrazia Cristiana di Camporeale.

Pasquale Almerico fu assassinato il 25 marzo 1957 a Camporeale, in via Minghetti, da cinque uomini a cavallo armati di mitra. Anche un giovane passante, Antonio Pollari, rimase ucciso.

La prima commissione antimafia arrivò alla conclusione che a decidere la sua condanna a morte fu il potente capomafia di Camporeale "don" Vanni Sacco, che era implicato anche nell'assassinio del segretario della Camera del Lavoro, Calogero Cangelosi. Almerico aveva infatti osato rifiutare la tessera della Democrazia Cristiana al boss Vanni Sacco, che aveva deciso di lasciare il partito liberale di Vittorio Emanuele Orlando per esercitare il suo influsso su quello scudocrociato, insieme ad altri trecento mafiosi del paese.

Dopo il suo rifiuto, Almerico cominciò ad essere minacciato. Decise quindi di scrivere al segretario della DC siciliana, Nino Gullotti, e informò anche uno dei proconsoli fanfaniani a Palermo, Giovanni Gioia. Almerico denunciò il fatto che la DC di Camporeale rischiava di essere conquistata dalla mafia e il pericolo di vita che correva lui stesso, ma i dirigenti del partito non condivisero la sua posizione e lo invitarono a lasciare l’incarico di segretario della Democrazia Cristiana.

Giovanni Gioia replicò che "Il partito ha bisogno di gente con cui coalizzarsi, ha bisogno di uomini nuovi, non si possono ostacolare certi tentativi di compromesso".

Scrisse Pio La Torre nel 1976 nella relazione di minoranza della Commissione Antimafia: "L'onorevole Gioia non batté ciglio e proseguì imperterrito nell'opera di assorbimento delle cosche mafiose nella DC".

Vanni Sacco venne accolto con tutti gli onori nel partito dello scudo crociato. Accusato dell'omicidio, fu poi assolto per insufficienza di prove, per morire nel suo letto il 4 aprile 1960.

FONTE: Wikipedia



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