Vedo un vecchio signore, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutto goffamente imbellettato e parato d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quel vecchio signore è il contrario di ciò che un vecchio rispettabile signore dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quel vecchio signore non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parato così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore delle ragazze molto più giovani di lui, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e il ridicolo.
In Altre Parole: "I'm italian and Prime Minister Silvio Berlusconi is NOT speaking in my name..."
Oggi voglio ricordare: Cataldo Tandoy e Antonio Damanti
Il commissario di polizia Cataldo Tandoy, 47 anni, era stato appena trasferito da Agrigento a Roma ed era tornato nella città dei templi per organizzare il trasloco. Un killer della mafia lo uccise sparandogli in testa mentre il poliziotto passeggiava in compagnia della moglie Leila Motta nel centralissimo viale della Vittoria di Agrigento. Una pallottola colpì a morte anche uno studente che passava per caso, Antonio Damanti, 17 anni. Era il 30 marzo 1960.
Fonte: La Strage degli Eroi
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