La mia amica,
Elenìca, mi scrive dal suo paese: la Grecia.
“Ciao Enzo!
Alla fine riesco
a scriverti. Le cose in Grecia non vanno bene. La percentuale del Chrissi
Avgi (partito neonazista) non è cambiata nelle ultime elezioni e questo è un
problema reale, anche se molti non vogliono ammetterlo. Ogni tanto vediamo sventolare
una nuova bandiera greca fuori dalle case, dalle caffetterie, etc. Alla fine
diventeremo come gli U.S.A., le metteremo nelle serie Tv, nei film... solo che noi
non avremo mai lo stesso potere.
È stata
tanta la pressione e lo stress che l’Europa ed i politici greci hanno creato agli
elettori, che la paura dell’Euro è diventata più grande di quella del Fondo
Monetario Internazionale. Prima delle elezioni, la Tv diceva che avevamo
abbastanza soldi “fino a giugno”; immediatamente dopo le elezioni é diventato “fino
a Luglio”. Intanto il Syriza (partito di sinistra) ha modificato molte volte il
suo atteggiamento nei confronti del memorandum: negoziazione o denuncia. Così
non si è raggiunta la fiducia per fare il governo; inoltre, le dichiarazioni del
partito, di partecipare ad un governo collaborazionista, hanno dato a molti l’impressione
che alla fine non volevano governare realmente. La situazione va di male in
peggio.
In estate la
gente è sempre più calma e per adesso non ci sono episodi di violenza per le
strade delle città, ma solo suicidi… che non fanno male al turismo.
Andiamo al
mare, si… ed intanto i miei amici, con laurea e master, cercano un lavoro all’estero. La disoccupazione
é disoccupazione, ed il costo della vita non è diminuito. Noi restiamo con la
crisi sociale ed alcuni euro in mano, fino ai prossimi inevitabili episodi di
violenza, se le cose non cambiano”.
Il filosofo
sloveno Slavoj Zizek, in uno dei suoi ultimi articoli, scrive:
“il cittadino è libero di
scegliere, a condizione che faccia la scelta desiderata. Se l’opzione scelta è diversa
(lo abbiamo visto quando gli irlandesi hanno rifiutato la costituzione europea)
viene trattata come un errore, e per correggerlo l’establishment chiede
immediatamente che il processo “democratico” riparta dal principio. Quando
l’anno scorso il primo ministro greco George Papandeou ha proposto un
referendum sul piano di salvataggio per la Grecia, la consultazione
referendaria in sé è stata bollata come scelta sbagliata.
I mezzi di comunicazione veicolano
due macro-storie a proposito della crisi greca: c’è la storia germano-europea
(i greci sono irresponsabili, pigri, spendaccioni, evasori fiscali e hanno
bisogno di essere controllati e di imparare la disciplina fiscale) e c’è la
storia greca (la nostra sovranità nazionale è minacciata dalla tecnocrazia
neoliberale di Bruxelles). Quando è diventato impossibile ignorare le
sofferenze del popolo greco è emersa una terza storia: i greci vanno aiutati
perché vittime di un'emergenza umanitaria, come se fosse in corso una guerra o
se il paese fosse stato colpito da una calamità naturale. Tutte e tre le storie
sono chiaramente false, ma la terza è la più disgustosa. I greci non sono
affatto vittime inermi. Sono uomini in guerra contro i vertici dell’economia
europea, e ciò di cui hanno bisogno è la nostra solidarietà, perché la loro
battaglia è anche la nostra battaglia.”
In Altre Parole, citando ancora una
volta Slavoj Zizek: “La Grecia non è un’eccezione, ma uno dei tanti banchi di
prova per un nuovo modello socioeconomico dalle applicazioni potenzialmente
illimitate: una tecnocrazia depoliticizzata in cui i banchieri e altri “saggi”
demoliscono ogni forma di democrazia. Se riusciremo a salvare la Grecia dai
suoi presunti salvatori, salveremo anche l’Europa.”
Cara
Elenìca,
mi auguro
per tutti noi una vera lotta alle ingiustizie sociali.
Buona lotta
e tanto coraggio!
Un forte abbraccio,
Enzo