sabato 8 ottobre 2011

Vecchia tenacia e giovane frivolezza


Sono fermo ed il semaforo pedonale è rosso. Anche le mie mani sono rosse e rattrappite dal freddo. Oggi fa proprio freddo, anche se c’è il sole ed il cielo è azzurro. Ecco cosa ho dimenticato questa mattina uscendo da casa: i guanti, i guanti ho dimenticato. E dire che da ragazzino non li dimenticavo mica i guanti. Dovevo metterli dopo aver infilato giubbotto, sciarpa e berretto. Non c’era molto da dimenticare in effetti. Non avevo neanche la cartella per andare a scuola.

Sono fermo ed il semaforo pedonale è arancione. Sento rumori in fondo al corso. Mi sporgo sul lato sinistro e vedo in lontananza un camioncino. Dietro il camioncino c’è tanta gente. Però non riesco a capire cos’è quella gran folla. Forse c’è una parata militare? Sento della musica. Non può essere una parata, vedo tanti colori diversi vicini tra loro. Forse una sfilata? Il camioncino è più vicino. Ma una sfilata di cosa?

Sono fermo ed il semaforo pedonale è verde. Il camioncino adesso è vicino. Sul camioncino ci sono due uomini e una donna. Sono giovani. Anche la gran folla che segue il camioncino è una giovane fiumana. Sul camioncino ci sono anche degli attrezzi per fare musica ed un microfono. Il ragazzo con il microfono ha appena fatto un cenno al ragazzo con le cuffie davanti al tavolino e la musica si è abbassata. Parla alla calca.

Sono fermo ed il semaforo pedonale è arancione. I ragazzi e le ragazze che mi attraversano davanti sono giovani. Urlano, saltano, cantano, fumano, parlano al telefono, ridono, si spingono. Più sono vicino al camioncino più si spingono. Anche io alla loro età correvo dietro al camioncino. Spingevo i miei coetanei per recuperare del pane e qualche scatoletta. La guerra era brutta. Avevamo fame e freddo, ma ridevamo, correvamo e saltavamo dietro al camioncino.

Sono fermo ed il semaforo pedonale è rosso. Le mani bruciano un po’ per il freddo. I ragazzi invece non sentono freddo. Vedo alcuni in maniche corte. Le ragazzine portano gonne sopra il ginocchio. Leggo su uno striscione “Ora i conti li fate con noi!”. Un ragazzino porta a spasso una bottiglia di birra. Sono solo le 10.00 del mattino. Perché non ho attraversato prima? Ho solo perso tempo.

Cammino lungo il marciapiede verso il prossimo semaforo pedonale. Un ragazzo mi ha dato una spallata. Sicuramente non l’ha fatto di proposito, ma non si è nemmeno scusato. Mi fanno male le mani ed i sacchetti della spesa sembrano più pesanti quando hai le mani gelate. Alzo lo sguardo e vedo che il corteo alla mia destra è finito e sono arrivato al mio semaforo.

Non mi fermo, anche se il semaforo è arancione. Le mani mi fanno troppo male. Lavorare per più di trent’anni in catena di montaggio è logorante. Riuscirò ad arrivare prima che il semaforo diventi rosso. Ho male alle gambe. Ci sono quasi, sono quasi arrivato. È rosso. Il semaforo pedonale è rosso ed io sono arrivato alla meta. Ho il fiatone ma sono contento di avercela fatta.

Sto riprendendo fiato. Mi accorgo che un ragazzo con la cartella in spalla mi sta fissando. Forse è rimasto indietro nel corteo. Lo guardo e lui: “Fiiigaaa nonno! Sei veloooce!”. Scoppia a ridere e se ne va.

“La gioventù non sa quel che può, la maturità non può quel che sa” (José Saramago)