L’obiettivo
degli zapatisti non è conquistare il potere, ma strappare e costruire spazi
autonomi dove possano prosperare “la Democrazia , la Libertà e la Giustizia”.
Mi sembra un
buon punto di inizio per analizzare, o conoscere, l’azione politica ed il
pensiero indigeno dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e del
Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale (FZLN). Chiarisco fin da subito che non
voglio ricostruire l’importante, nonché audace, lotta compiuta dall’EZLN e dal
FZLN fino ai giorni nostri in Chiapas (Messico), anche perché finirei solo per
dilungarmi troppo, con il rischio di impigrire la curiosità del lettore e
basta. Invece, quello che vorrei fare, e tenterò di fare in questo post, sarà quello
di far conoscere questa realtà attraverso le parole del loro portavoce: il
Subcomandante Insurgente Marcos. Il resto, se siete interessati a tutto ciò, lo
scoprirete voi stessi attraverso la lettura di libri, comunicati ed altro ancora,
che troverete facilmente in rete. Che la curiosità sia con voi!
“Marcos è convinto che quel che ha imparato
nel Chiapas sulla struttura decisionale non gerarchica, l’organizzazione
decentrata e la profonda democrazia comunitaria offre valide risposte anche per
il mondo non indigeno, se solo ci fosse la volontà di ascoltare. Questo è un
tipo di organizzazione che non suddivide la comunità in lavoratori, guerrieri,
agricoltori e studenti, ma cerca di organizzare le comunità come un tutto,
lungo i settori e lungo le generazioni, creando “movimenti sociali”. Per gli
zapatisti queste zone autonome non equivalgono a isolazionismo o
autoemarginazione stile anni Sessanta. L’esatto opposto: Marcos è convinto che
questi spazi liberi, nati dalla terra recuperata, dall’agricoltura in comune,
dalla resistenza alla privatizzazione, creeranno alla fine contropoteri allo
Stato semplicemente esistendo come alternative. Questa è l’essenza dello
zapatismo e spiega molto del suo fascino: un appello globale alla rivoluzione
che vi dice di non aspettare la rivoluzione, ma semplicemente di cominciarla da
dove vi trovate, di combattere con le vostre armi. Potrebbero essere una
videocamera, le parole, le idee, la “speranza”: tutte queste cose, ha scritto
Marcos, “sono anche armi”. È una rivoluzione in miniatura che dice: “Si, puoi
provarci. A casa tua”.”
(tratto da Recinti e Finestre di Naomi Klein)
“Questo è il
nostro sogno”, scrive Marcos, “il paradosso zapatista: un sogno che toglie il
sonno. L’unico sogno che si sogna da svegli, insonni. La storia che nasce e
viene nutrita dal basso”.
E per coloro
i quali si chiedano: “Chi è Marcos?”
Marcos
risponde: “Marcos è gay a San Francisco,
nero in Sudafrica, asiatico in Europa, chicano a San Isidro, anarchico in Spagna,
palestinese in Israele, indigeno nelle strade di San Cristóbal, ragazzino di
una gang a Neza, rocker a Cu, ebreo nella Germania nazista, ombudsman nella Sedena, femminista
nei partiti politici, comunista nel dopo Guerra fredda, detenuto a Cintalapa, pacifista
in Bosnia, mapuche nelle Ande, maestro nella Cnte, artista senza galleria o
cartelle, casalinga un sabato sera in qualsiasi quartiere di qualsiasi città di
qualsiasi Messico, guerrigliero nel Messico della fine del XX secolo,
scioperante nella Ctm, reporter di note di riempimento nelle pagine interne,
maschilista nel movimento femminista, donna sola nella metro alle 10 di sera,
pensionato annoiato nello Zócalo, contadino senza terra, editore marginale,
operaio disoccupato, medico senza impiego, studente anticonformista, dissidente
nel neoliberismo, scrittore senza libri né lettori e, certamente, zapatista nel
sud-est messicano. Marcos è tutte le minoranze rifiutate e oppresse, resistendo,
esplodendo, dicendo "¡Ya basta!" – Ora Basta! Tutte le minoranze nel
momento di parlare e maggioranze nel momento di tacere e sopportare. Tutti i
rifiutati cercando una parola, la loro parola, ciò che restituisca la
maggioranza agli eterni frammenti, noi. Tutto ciò che dà fastidio al potere e
alle buone coscienze, questo è Marcos. E, per questo, tutti noi che lottiamo
per un mondo diverso, per la libertà e l’emancipazione dell’umanità, tutti noi
siamo Marcos”.
In Altre
Parole: “Libertà e Dignità!”
Consiglio anche la visione di questo documentario di Gianni Minà: "Marcos: Qui estamos"
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