domenica 29 novembre 2009

Sapevate che a Librino c'è un teatro?



Articolo di Chiara Spampinato:

"Perchè una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile"

Luigi Pirandello

Librino è un quartiere di Catania afflitto da pregiudizi ostili, provenienti dall'alto tasso di criminalità presente in esso. In pochi ammettono la presenza di risorse favorevoli come per esempio il teatro di Viale Moncada. Diventato ormai simbolo dello stato di abbandono e incuria dell'intero quartiere, è una struttura per la quale da quasi dieci anni vengono stanziate grosse cifre senza prevedere alcun progetto che ne garantisca la fruizione da parte dei cittadini. Ristrutturazione-inaugurazione-abbandono- vandalizzazione sembrano essere diventate le tappe di un gioco politico che le varie amministrazioni comunali mettono in scena periodicamente, negando di fatto al quartiere e alla città un luogo di aggregazione sociale e culturale. I primi lavori per la
realizzazione del teatro sono iniziati nel 1996 ed ultimati nel 2000. Un grande dispendio di denaro per una struttura che non è mai stata consegnata. L'inizio dei lavori prevede lo stanziamento di 5 milioni di vecchie lire, seguito nel 2003 da un altro mutuo di 2 milioni di euro per effettuare nuovi lavori, ma nonostante i cospicui finanziamenti, non si arriverà alla consegna del teatro. Due anni dopo, nel 2005, durante la visita dell'allora Ministro dei beni culturali Rocco Buttiglione, il comune annuncerà l'accensione di un nuovo mutuo di 2,5 milioni di euro, con l'impegno di completare i lavori entro giugno 2006. Nel 2007 altre promesse di riapertura e consegna del teatro verranno fatte, un coordinamento di assessori ai lavori pubblici, alla cultura ed ai servizi sociali annunceranno che, per la gestione del teatro verrà emanato un bando aperto a scuole, università e compagnie teatrali.
La data di apertura viene indicata per luglio dello stesso anno, ma non si vedrà nessun miglioramento, trascorsa l'estate il teatro resterà ancora chiuso fino ad oggi.
E' inconcepibile come una struttura per la quale sono stati spesi 7 milioni di euro, nella quale potrebbero essere svolte svariate attività, sia stata abbandonata e lasciata in balia di sè stessa, trasformata in un edificio fatiscente e consegnata ad un destino il cui esito appare scontato. Per richiamare l'attenzione sulla problematica relativa al teatro e alla sua consegna e per dare un forte segnale della voglia di riscatto che ha il quartiere, sono state organizzate varie iniziative da parte dei ragazzi del Centro Iqbal Masih saas (spazio autogestito di aggregazione sociale) e da altre associazioni.
Ricordiamo l'iniziativa del 26 maggio 2002, quando venne organizzata una festa-denuncia con musica e animazione davanti alle saracinesche abbassate del teatro, ormai depredato da tutto quello che lo componeva. Librino ha bisogno di spazi che vengano utilizzati come luoghi di aggregazione; e anche un semplice teatro potrebbe portare alla rinascita del quartiere, affinchè adulti e bambini trascorrano le loro giornate in maniera costruttiva e divertente. E' inoltre piuttosto significativo che il ripristino di questo spazio avvenga soltanto durante il periodo di campagna elettorale, attraverso promesse mai tramutate in fatti.


In Altre Parole: "Bisogna coltivare ed incentivare la Cultura della Legalità e dell'Antimafia... e non regalare false promesse in occasioni di eventi pre-elettorali"


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Oggi voglio ricordare: Luciano Nicoletti

(Prizzi, 1851 - Corleone, 14 ottobre 1905) è stato un contadino italiano, legato al partito socialista. È stato tra i principali protagonisti dei dei Fasci siciliani e delle rivolte dei contadini in Sicilia.
Da giovane si trasferì a Corleone, dove si sposò ed ebbe cinque figli. Nel 1893 fu tra i più attivi contadini socialisti che chiedevano l'applicazione dei Patti di Corleone, aderendo ai Fasci siciliani e lottando attraverso gli scioperi. Non potendo lavorare, i contadini rischiavano di morire, così fu tra i promotori di una "cassa di resistenza" per mantenere le famiglie degli scioperanti, che per breve tempo riuscì ad aiutarli. Dopo aver ottenuto alcune importanti vittorie, tentò di ottenere le cosiddette "affittanze collettive", per poter assicurare un fazzoletto di terra ad ogni lavoratore. Le sue lotte non furono accettate dalla mafia, che il 14 ottobre 1905 lo fece uccidere con due colpi di lupara in contrada San Marco.



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