giovedì 8 settembre 2011

Bastardi senza padrone



Io sono seduto e guardo la televisione. Ma per essere preciso, guardo il tg alla televisione. Non importa se è il tg numero 1, 2, 3, 4, 5 o 113. La funzione sociale che accetto passivamente è uguale. Il tg snocciola dati: sulla borsa che va giù di tre punti percentuali, la disoccupazione ai massimi storici, i tagli all’istruzione alla sanità e le galere stracolme di uomini e donne. In verità, sulle galere non ci dicono molto. La galera è quella faccia sporca che bisogna mostrare poche volte, giusto per fare vedere che esiste un posto peggiore rispetto alla condizione che vivi tu in questo preciso istante e che se entri lì, la gente si scorda di te. Non esisti più. Terrore per l’uomo e la donna di strada ed amnesia istituzionale nei confronti di quegli uomini e quelle donne che una volta rinchiusi dentro, diventano matricole. Brutti numeri insomma.

Io sono seduto e guardo la televisione. E non ricordo se è stato il tg o il giornale ad informarmi sul fatto che in Italia la capienza regolamentare delle carceri è di 45.681 posti, ma tra italiani e stranieri i detenuti (uomini e donne) sono circa 66.942. Ci sono 21.261 detenuti (uomini e donne) in più rispetto a quanti ne preveda la legge, la stessa legge che li ha rinchiusi dentro, ma non per punirli, intimidirli o per rubare loro la dignità e quel che è rimasto della loro esistenza. No. La legge li ha messi dentro per recuperarli e reinserirli. Un po’ come si usa fare con i cani senza padrone. Cani randagi li chiamano. Anche se poi, il cane, quello che esprime la sua vera natura, è proprio quello. Insomma il randagio, il bastardo, quello senza padrone. Così se non hai un padrone da ubbidire, ti prendiamo, ti rinchiudiamo in cella, ti ripuliamo e ti castriamo prima di rimetterti in libertà.

Io sono seduto e guardo la televisione. In realtà, non la guardo neanche. La ascolto soltanto, mentre consumo il mio pasto, che poi è uguale al pasto del mio vicino di posto sulla sinistra. E sembra uguale al pasto che abbiamo mangiato ieri assieme al mio vicino di posto di sinistra ed al mio vicino di posto di destra. Però oggi è diverso. Oggi il mio vicino di posto di destra non sta seduto alla mia destra. Non sta seduto proprio. Lo hanno trovato stanotte impiccato nella sua cella. Ha usato un lenzuolo per impiccarsi. L’unica cosa che so del ragazzo, perché me l'ha detto lui, è che era rumeno. Non conoscevo il suo nome e neanche il motivo per cui si è seduto sempre accanto a me, alla mia destra, per mangiare i suoi pasti. Non abbiamo avuto il tempo di scambiarci i nomi. Sette giorni in cella e si è appeso ad un lenzuolo.

Io ero seduto e guardavo la televisione. Il tempo del pasto è terminato. Adesso sto in piedi nella mia cella affollata.

“La libertà non si può e non si deve difendere che con la libertà. È un pericoloso controsenso limitarla con lo specioso pretesto di proteggerla e, siccome la morale non ha altra origine, altro stimolo, altra causa, altro scopo, se non la libertà, siccome la morale stessa non è altro che la libertà, ogni restrizione che si è fatta alla libertà, allo scopo di proteggere la morale, è sempre tornata a detrimento di quest’ultima. […] L’esperienza ci insegna, dice l’illustre statistico Quételet, che la società prepara sempre i crimini e che i malfattori sono i fatali strumenti che li compiono”.

Anno 1865, in Italia, Michail Aleksandrovic Bakunin.

Nessun commento:

Posta un commento