lunedì 14 febbraio 2011

Se non ora QUANDO?





In tutta Italia, e nel mondo, le donne italiane (e gli amici delle donne) sono scese in piazza, unite come non accadeva da tempo, per descrivere la loro situazione quotidiana e rivendicare la loro dignità… il tutto attraverso i loro bellissimi volti e le loro voci squillanti. Ecco cosa è stato detto in centinaia di piazze e per strada con il seguente appello.

“In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani. Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica. Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile. Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici. Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione. Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza. Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni. Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale. Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne”.


Fonte: Se non ora quando



In Altre Parole: “Siamo con voi… e scusate il ritardo”.



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Oggi voglio ricordare:

Mario Malausa, Silvio Corrao, Calogero Vaccaro, Pasquale Nuccio, Eugenio Altomare, Giorgio Ciacci e Marino Fardelli.

Sette uomini delle forze dell’ordine uccisi dalla mafia, il 30 giugno 1963, nella strage di Ciaculli (Palermo). La strage fu una delle più sanguinose stragi ad opera della mafia durante gli anni sessanta che concluse la prima guerra di mafia della Sicilia del dopoguerra. Ebbe luogo nella borgata agricola di Ciaculli a Palermo con un’Alfa Romeo Giulietta imbottita di esplosivo.





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