martedì 10 luglio 2012

Violenza che non fa male al turismo



La mia amica, Elenìca, mi scrive dal suo paese: la Grecia.

“Ciao Enzo!
Alla fine riesco a scriverti. Le cose in Grecia non vanno bene. La percentuale del Chrissi Avgi (partito neonazista) non è cambiata nelle ultime elezioni e questo è un problema reale, anche se molti non vogliono ammetterlo. Ogni tanto vediamo sventolare una nuova bandiera greca fuori dalle case, dalle caffetterie, etc. Alla fine diventeremo come gli U.S.A., le metteremo nelle serie Tv, nei film... solo che noi non avremo mai lo stesso potere.

È stata tanta la pressione e lo stress che l’Europa ed i politici greci hanno creato agli elettori, che la paura dell’Euro è diventata più grande di quella del Fondo Monetario Internazionale. Prima delle elezioni, la Tv diceva che avevamo abbastanza soldi “fino a giugno”; immediatamente dopo le elezioni é diventato “fino a Luglio”. Intanto il Syriza (partito di sinistra) ha modificato molte volte il suo atteggiamento nei confronti del memorandum: negoziazione o denuncia. Così non si è raggiunta la fiducia per fare il governo; inoltre, le dichiarazioni del partito, di partecipare ad un governo collaborazionista, hanno dato a molti l’impressione che alla fine non volevano governare realmente. La situazione va di male in peggio.

In estate la gente è sempre più calma e per adesso non ci sono episodi di violenza per le strade delle città, ma solo suicidi… che non fanno male al turismo.

Andiamo al mare, si… ed intanto i miei amici, con laurea e master, cercano un lavoro all’estero. La disoccupazione é disoccupazione, ed il costo della vita non è diminuito. Noi restiamo con la crisi sociale ed alcuni euro in mano, fino ai prossimi inevitabili episodi di violenza, se le cose non cambiano”.

Il filosofo sloveno Slavoj Zizek, in uno dei suoi ultimi articoli, scrive:
“il cittadino è libero di scegliere, a condizione che faccia la scelta desiderata. Se l’opzione scelta è diversa (lo abbiamo visto quando gli irlandesi hanno rifiutato la costituzione europea) viene trattata come un errore, e per correggerlo l’establishment chiede immediatamente che il processo “democratico” riparta dal principio. Quando l’anno scorso il primo ministro greco George Papandeou ha proposto un referendum sul piano di salvataggio per la Grecia, la consultazione referendaria in sé è stata bollata come scelta sbagliata.

I mezzi di comunicazione veicolano due macro-storie a proposito della crisi greca: c’è la storia germano-europea (i greci sono irresponsabili, pigri, spendaccioni, evasori fiscali e hanno bisogno di essere controllati e di imparare la disciplina fiscale) e c’è la storia greca (la nostra sovranità nazionale è minacciata dalla tecnocrazia neoliberale di Bruxelles). Quando è diventato impossibile ignorare le sofferenze del popolo greco è emersa una terza storia: i greci vanno aiutati perché vittime di un'emergenza umanitaria, come se fosse in corso una guerra o se il paese fosse stato colpito da una calamità naturale. Tutte e tre le storie sono chiaramente false, ma la terza è la più disgustosa. I greci non sono affatto vittime inermi. Sono uomini in guerra contro i vertici dell’economia europea, e ciò di cui hanno bisogno è la nostra solidarietà, perché la loro battaglia è anche la nostra battaglia.”

In Altre Parole, citando ancora una volta Slavoj Zizek: “La Grecia non è un’eccezione, ma uno dei tanti banchi di prova per un nuovo modello socioeconomico dalle applicazioni potenzialmente illimitate: una tecnocrazia depoliticizzata in cui i banchieri e altri “saggi” demoliscono ogni forma di democrazia. Se riusciremo a salvare la Grecia dai suoi presunti salvatori, salveremo anche l’Europa.”


Cara Elenìca,
mi auguro per tutti noi una vera lotta alle ingiustizie sociali.
Buona lotta e tanto coraggio!

Un forte abbraccio,
Enzo


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