mercoledì 3 febbraio 2010


Immense minchiate?




Massimo Ciancimino, figlio del mafioso sindaco di Palermo Vito Ciancimino, è stato sentito per il processo Mori (Mario Mori, generale dei carabinieri, accusato di aver favorito la latitanza del mafioso Bernardo Provenzano). Cosa ha dichiarato Massimo Ciancimino, ai Pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia, nell'aula bunker dell'Ucciardone?
Volendo essere molto breve e schematico le cose stanno così:
1) Totò Riina fu consegnato ai carabinieri (e non catturato), tramite trattative che videro l'intermediazione di Vito Ciancimino tra carabinieri e Bernardo Provenzano;

2) Bernardo Provenzano, che si incontrava con discreta tranquillità con Vito Ciancimino, non doveva essere catturato, perchè così era stato concordato;

3) Vito Ciancimino, arrestato nel 1992, riceveva notizie di conforto da Bernardo Provenzano, il quale gli scriveva (pizzini consegnati da Massimo Ciancimino ai Pm) di star tranquillo, perchè Marcello Dell'Utri ed anche Salvatore Cuffaro stavano lavorando ad un progetto di clemenza per i mafiosi;

4) Per Vito Ciancimino l'uomo che lo sostituì nelle successive trattative tra mafia e carabinieri fu proprio Marcello Dell'Utri.

Così Marcello Dell'Utri, alle parole di Massimo Ciancimino, ha commentato con la calma e la delicatezza di un principe (un vero baronetto): "è un cretino, un pazzo, un mitomane e potrei usare qualsiasi aggettivo contro chi pompa queste immense minchiate"... "Per andare dietro a questo sciagurato bisogna proprio essere più pazzi di lui"... "Non vorrei incazzarmi ma ci sarebbe da prendere un badile e rovesciarlo addosso a questi cretini".


In Altre Parole: "Tra una minchiata e l'altra Ciancimino fa incazzare Marcello... Saranno minchiate?..."


_______________________________

Oggi voglio ricordare: Giovanni Orcel




Nacque a Palermo da Luigi Orcel, impiegato, e Concetta Marsicano, casalinga. Primo di cinque fratelli, di cui uno (Ernesto) promotore dei Fasci Siciliani a Cefalù, Giovanni, conseguita soltanto la licenza elementare a causa delle modeste condizioni della famiglia, entrò subito nel mondo del lavoro e imparò il mestiere di tipografo compositore. Col passare del tempo cominciò a frequentare la Camera del lavoro di via Montevergini a Palermo e ben presto si dedicò all'attività politica e sindacale. Dopo essersi iscritto al Partito Socialista, Orcel organizzò la Lega dei Lavoratori e aderì al gruppo rivoluzionario formatosi attorno ai giornali "Il germe" e "La Fiaccola". Nel settembre del 1910 sposa civilmente Rosaria Accomando. A quei tempi a Palermo si assistette allo scontro dentro il Partito Socialista tra riformisti-moderati, capeggiati da Alessandro Tasca e Aurelio Drago, e intransigenti-rivoluzionari, guidati da Nicola Barbato e Nicola Alongi. Le dure frizioni erano destinate ad aggravarsi e Orcel fu uno dei protagonisti delle polemiche che in occasione delle elezioni contrapposero i candidati del cosiddetto "socialismo ufficiale" ai moderati di Tasca. Nel 1914 partì per partecipare come rappresentante della Lega dei tipografi a un convegno socialista a Lipsia, ma durante il viaggio a causa dello scoppio della guerra si fermò a Torino, dove entrò in contatto con sindacalisti e politici del Nord Italia. Tornato a Palermo, nel 1917 venne chiamato alle armi e inviato prima a Taranto e poi a Roma. Finita la guerra, nel marzo 1919 venne eletto nelle file della Fiom, prima come vicesegretario e poi come segretario generale. Con la Fiom Orcel s'impegnò nella lotta al carovita, per le otto ore di lavoro, per gli aumenti salariali, per il riconoscimento del ruolo del sindacato e per la costituzione di commissioni interne. Sempre nel 1919 Orcel fu molto attivo nella battaglia interna al mondo socialista che in gran parte si era spostato su posizioni massimaliste a causa dei furori della rivoluzione russa. Nonostante ciò a Palermo continuavano a prevalere le tesi e le idee di Tasca e Drago. Alle varie elezioni di quell'anno nessun socialista fu eletto e si fece sentire la violenta controffensiva degli agrari e dei mafiosi. Caddero in successione Giovanni Zangara e Giuseppe Rumore, mentre l'8 ottobre le forze dell'ordine di Riesi uccisero 11 contadini che protestavano per la riforma agraria. In risposta ai continui massacri di contadini, Orcel fece uscire un foglio della Fiom, intitolato "La dittatura operaia", poi "La dittatura del proletariato" e successivamente "Dittatuta proletaria". Le posizioni espresse dal sindacalista palermitano erano di chiara matrice comunista e nei fogli si faceva riferimento all'esperienza sovietica di quegli anni. Nel 1920, dopo il congresso nazionale della Fiom a Genova, visto l'acuirsi del conflitto tra operai e industriali, i sindacati decisero di far fronte unito per mezzo dell'ostruzionismo. Nel mentre in Sicilia si sperimentavano le prime forme di unità tra lotte contadine e lotte operaie, favorite anche dalla collaborazione tra Alongi e lo stesso Orcel che ribadiva la necessità di unità politica. Probabilmente questa collaborazione tra contadini e operai sta alla base del futuro assassinio di Orcel da parte della mafia. Dopo l'estate del '20, dominata da licenziamenti e sospensioni a catena nel cantiere navale e all'Ercta, gli operai, in maggioranza Fiom, decisero di occupare i cantieri navali e le fabbriche ad essi annesse, e avviarono l'autogestione per continuare la produzione e per far fronte alle numerose commesse; inoltre vennero sperimentate le Commissioni interne e fu costituito anche un servizio d'ordine. In queste occupazioni l'impronta di Orcel era evidente. Il palermitano in quel periodo si pronunciò contro l'accordo nazionale del sindacato con cui si metteva fine alle occupazioni e le sue parole ovviamente non furono ascoltate. Infatti il 29 settembre gli operai del cantiere terminarono l'occupazione. Come Orcel aveva previsto i padroni non rispettarono gli accordi, egli si batté per la loro applicazione ma fu isolato dal suo sindacato e addirittura accusato dai riformisti di aver mandato allo sbaraglio gli operai. Infischiatosene di quelle accuse, Orcel si candidò per le elezioni provinciali, ma il 14 ottobre fu ucciso da un sicario, per ordine di Sisì Gristina, capo-mandamento di Prizzi.

Nessun commento:

Posta un commento